domenica 18 dicembre 2016

Una nuova famiglia

Cosa scrivere di dicembre? o del mio terzo mese in questo Paese... tre mesi non sono tantissimi, ma sono abbastanza per poter dire che ciò che sto costruendo in quest'anno comincia a diventare reale, qualcosa di visibile. 

Il terzo mese però è anche il primo dei momenti "depressivi" del progetto. sarà anche perchè si avvicina al Natale, ma la lontananza si sente di più e mancano la famiglia e gli amici; è qualcosa che sentono tutti ad un certo punto, tutto sta nel parlarne, uscire, incontrare nuovi amici, fare cose diverse, dopo lavoro non chiudersi in camera con il computer ma uscire, vedere nuovi posti, viaggiare in giro per il Paese.
 Le vacanze di Natale possono essere un problema in questo senso, soprattutto se non si torna a casa, ma io e Nastia ci stiamo equipaggiando, e abbiamo organizzato le nostre giornate in modo da rilassarci e non pensare alla nostalgia. Abbiamo in programma una super maratona del Signore degli Anelli e tanta cucina. Abbiamo in programma anche di visitare Oxford, Gloucester e Castle Combe. Poi per il Nuovo Anno viene a trovarmi una delle mie amiche di sempre, quindi sarà decisamente un inizio speciale.

Mi ritengo fortunata poichè posso dire di avere trovato buoni amici in questa città in questi pochi mesi, il che fa un'enorme differenza. 
Grazie al corso di inglese ho conosciuto delle persone che si sono rivelate speciali: organizzano incontri, camminate, feste...tutto per far sentire noi uomini e donne di altri paesi, un po' a casa nostra.
Oggi hanno organizzato una festa di Natale a casa di una famiglia, conoscenti di Jeanne, donna stupenda. Fin da subito hanno fatto sentire me e Nastia a nostro agio "fate come se foste a casa vostra", il che non sembrava facile poichè, conoscendo solo due o tre persone, è difficile inserirsi. Con nostra immensa sorpresa siamo state accerchiate da persone che, seriamente interessate, ci hanno cominciato a chiedere del nostro Paese, hanno cercato di ricordare parole nelle nostre lingue e interessi comuni di cui parlare. Tutto per non lasciarci sole in un angolo.
Sono state delle emozioni bellissime quelle di oggi: sento di avere l'appoggio che mi serve in questo momento, di essere attorniata da buoni amici. Una nuova famiglia.

Molti dei ragazzi che fanno lo SVE  Natale decidono di tornare a casa, passarlo con la famiglia; io ho deciso di rimanere qua, non che la mia famiglia non mi manchi, ma perchè ritengo che quest'anno lo voglio vivere appieno, e conoscere davvero questa cultura, in tutte le sue sfaccettature.
Non sapevo, nel momento della mia scelta, che sarei stata invitata a passare il Natale con la famiglia di Alice, a coordinatrice del progetto. E successivamente è arrivato anche l'invito da Jeanne per il 26. 
La mia gioia è immensa, so che non sono sola.

Anna

domenica 13 novembre 2016

I know where you come from!

In Inghilterra il Natale arriva prima: dai primi giorni di Novembre si comincia già a respirare aria natalizia, dalle luci per le strade, alle canzoni nelle nursery. 
Sul mio armadio ci sono già appesi i disegni dei bambini con alberi di Natale e pupazzi di neve.

Passati due mesi sento che ne sono passati almeno il doppio! Vivere in Inghilterra all'inizio può essere dura, per la cultura per certi versi completamente diversa da quella italiana. Può sembrare di vivere in un paese freddo, distante (cosa che si riflette nella scelta degli Inglesi nei confronti della Brexit), ma imparando a decifrare i comportamenti delle persone si scopre un paese aperto alle novità che uno "straniero" può portare.

Tra gli scopi del mio volontariato alla YMCA c'è anche quello, per noi volontarie, di portare nelle Nursery e negli After School Club esempi della nostra cultura. Un modo per i piccoli di imparare a riconoscere le differenze ed apprezzarle. 
Finora ho avuto tante tante soddisfazioni da parte dei bambini con cui lavoro, e ogni giorno mi sorprendo della loro capacità di assorbire le cose che gli insegniamo, a volte inconsciamente. 
L'altro giorno un bambino mi si è avvicinato:
 "Anna, I know where you come from! You are from Italy! And your flag is red, white and green!" 
("Anna, so da dove vieni! Vieni dall'Italia! E la vostra bandiera è rossa, bianca e verde").
Non potevo crederci: mi aveva ascoltato quando avevo presentato loro il mio paese, ma non solo...aveva apprezzato ciò che avevo voluto insegnargli, aveva riconosciuto l'importanza che quella mini lezione aveva per me!

Ripensandoci sono questi i piccoli momenti che mi fanno davvero felice, in quanto percepisco che il mio volontariato qui ha un significato importante tanto per me quanto per le persone (bambini, maestre, co-workers...) con cui ogni giorno vengo a contatto.


mercoledì 26 ottobre 2016

A new life

Passati quasi due mesi dalla mia partenza posso cominciare seriamente a pensare di star effettivamente costruendo una parte di vita qui in Inghilterra.

Il processo di consapevolezza passa attraverso la ripetizione piccole azioni quotidiane, stili di pensiero, organizzazione delle attività... le quali mirano a ricercare quale sia il mio ruolo all'interno di questa società. 

Lasciando da parte i paroloni, ripensando a questi due mesi mi rivedo in 3 piccoli ma significativi cambiamenti:

1. Le distanze
I primi giorni vedevo la città come una metropoli; sapevo che non era grande, ma non so come mi perdevo sempre e mi sembrava di aver toccato posti che si trovavano da un capo all'altro della città.
L'altro giorno, alla ricerca di una farmacia, io e Nastia ci siamo ritrovate nella caffetteria in cui abbiamo mangiato il primo giorno che siamo arrivate a Bath. Quel giorno abbiamo camminato tantissimo e ci sembrava di essere arrivate lontanissimo, dall'altro capo della città. La caffetteria si trova a 5 minuti dall'appartamento, in pieno centro.

2. Emozionarsi
Bath è una città bellissima, e camminando lungo la sponda del fiume o tra le strette vie della "città vecchia" sembra di vivere in un sogno. Ciò che ho provato è un senso di benessere interiore, di felicità. 
Non avevo ancora trovato la SALSA DI POMODORO IN BARATTOLO DI VETRO.
Ecco, quella è stata l'emozione più grande: girare per gli scaffali con lo sconforto di non trovare una salsa di pomodoro che fosse solo pomodoro, senza tutte quelle erbe, piccante, verdure, carne ecc, e poi eccola là, dopo un mese e mezzo di ricerche, la salsa di pomodoro in barattolo di vetro!!

3. Il bus
Abituata forse fin troppo bene al servizio della Trieste Trasporti con bus ogni 5 minuti, le prime volte organizzavo i miei viaggi in bus per andare al lavoro, guardando gli orari del bus dal timetable e calcolando di prendere quello che mi portava al lavoro in tempo. Come è normale fare.
Dopo due settimane ho capito che qualsiasi bus decida di prendere, a qualsiasi orario, quello arriverà sempre in anticipo o in ritardo, e se il ritardo è di 15 minuti è sicuro che non passerà perchè vuol dire che era tanto in anticipo. Ciò crea non poca confusione.
Dopo un mese ho deciso di farmi trovare alla fermata del bus 20 minuti prima del passaggio (i bus sono ogni 30 minuti, quindi in questa maniera il massimo che posso dover aspettare sono 20 minuti).
Dopo un mese e mezzo calcolo di prendere il bus precedente a quello che mi porterebbe in tempo al lavoro, in modo che se non passa posso andare a piedi (e farmi 20 minuti in salita) e arrivare comunque in tempo.
E nel frattempo che aspetto discuto con le dolci English old ladies riguardo lo splendido servizio dei bus inglesi.
Ce ne sono tante altre ma e le lascio scoprire nei prossimi post ;)

Anna

Una delle strade del centro di Bath 
                                                                                   Gli orari del bus
Io e il barattolo di salsa
                                                                                            




venerdì 7 ottobre 2016

Multicultural Exchange in London


Partecipare ad un'esperienza di Volontariato Europeo vuol dire anche dover partecipare a dei Training. 
A fine settembre io, Marta e Nastia abbiamo partecipato in quello che viene chiamato On Arrival Training, perchè viene organizzato all'arrivo dei volontari nel paese di accoglienza.
Inizialmente avremmo dovuto partecipare al training organizzato a Cardiff, ma per spostamenti di data siamo state inserite nel training di Londra. Non ci è andata male eh.
Siamo partite quindi super eccitate alla volta della Capitale, senza ovviamente tener conto delle 3 ore e mezza di pullman...
Arrivate a Victoria Station (a Londra), ci siamo rese conto di essere in pieno centro di Londra, ad appena 10 minuti da Buckingham Palace. Stupendo! Abbiamo quindi deciso di non prendere l' Underground  ma di arrivare a piedi alla meta del nostro appuntamento.
Nastia è riuscita a vedere il cambio della guardia di Buckingham Palace nel giro di 10 minuti del suo primo viaggio a Londra (bella fortuna), mentre io e Marta ci siamo prese un bel Hot Dog  londinese a Trafalgar Square. In compenso mal di schiena e la promessa di non azzardarci mai più a spostarci a piedi a Londra.
L'ostello dove eravamo ospitati (noi e altri 23 volontari) era bellissimo e situato in un quartiere centrale (a 10 minuti da Kings Cross) ma tipico londinese: nessun turista a parte noi nelle strade!
Il training è stato sviluppato in tre giornate, durante le quali abbiamo avuto occasione di presentare agli altri volontari il progetto nel quale stiamo lavorando e i main aims dell'associazione che se ne occupa; ci siamo presentati e abbiamo presentato i nostri paesi (di 26 volontari, 10 erano tedeschi); abbiamo parlato di cultura, di rights and responsibilities, di stereotipi e di quanto possano essere sbagliati; ci siamo confrontati, ci siamo ascoltati, ci siamo chiesti cosa effettivamente significhi fare volontariato.
Per chi è Scout e sta leggendo: in definitiva è stato come partecipare ad un campetto scout il cui tema è la multiculturalità e la conoscenza dell'altro, straniero e non.
Una delle cose che mi sono rimaste impresse di questi tre giorni è l'attenzione al comportamento da adottare nel Paese che ci ospita, perchè è giusto mantenere la propria cultura e le proprie tradizioni, ma il vero viaggiatore possiede an open mind  e sa adeguarsi, senza per questo sentirsi offeso e sminuito.

Non che sia facile, e l'abituarsi ad una cultura per certi aspetti totalmente differente non è di certo cosa da un giorno all'altro.

Il primo "scontro" l'ho avuto l'ultimo giorno del training: era il momento dei saluti tra noi tre ragazze di Bath e altri due (tedeschi premetto) che stanno a Bristol. Dopo aver passato tre giorni insieme anche agli altri ragazzi, più due ore solo noi cinque (i pullman partivano dalla stessa stazione alla stessa ora) durante le quali abbiamo parlato e scherzato, io ci consideravo già amiconi e normalmente uno quando saluta gli amici li abbraccia e ci si scambia due baci sulle guance. Non per i tedeschi: è stato come abbracciare una statua di ghiaccio! A quel punto la tensione era palpabile. Per fortuna dalla mia ho Marta (spagnola ricordo) che è scoppiata a ridere e da li siamo riuscite a sciogliere i due uomini di ghiaccio.
Ci siamo rivisti altre volte dopo quell'episodio (Bath dista da Bristol 10 minuti di treno), ma ora ogni volta chiediamo loro il permesso prima di azzardarci a toccarli.

Il secondo riguarda la cultura inglese.
Si sa che gli inglesi amano fare la fila, per loro è The British art of queuing.
Si sa che noi italiani non amiamo fare la fila: The Italian art of messing up.
Ebbene, ogni mattina faccio colazione nell'ostello dove abbiamo l'appartamento, il quale offre toast e cereali. Per quanto riguarda i toast ciò che io, e tutti gli altri stranieri ospiti, è mettere i miei toast nel tostapane quando è libero e ogni tanto tornare a controllarli per non bruciarli; se ci sono altri toast dentro infilo comunque i miei nello spazio libero. Questo è ciò che accade normalmente ogni mattina.
Un giorno ero seduta tranquilla ad aspettare i miei toast (stranamente quella mattina poca gente a colazione) e mi si avvicina un uomo con aria interrogativa:
"Sorry Lady, in which way is the queue?"
Immaginate la mia faccia. Dall'altro della mia italianità rispondo "Which queue? There's no queue!"
L'uomo mi ha ringraziata alquanto interdetto e ha comunque aspettato che qualcuno andasse a tostare il suo pane per potersi mettere dietro e fare la fila.
Sorrideva.

Ultimo episodio è stato ieri mattina: stavo correndo per prendere il treno in stazione e ad un certo punto, dall'altro lato della strada, scorgo un gran ammasso di gente. Mi chiedo se stesse succedendo qualcosa che potesse spiegare tutta quella gente ferma sul bordo della strada. Mi avvicino, guardo meglio e mi rendo conto essere una fila ordinata di persone che semplicemente stanno aspettando l'autobus.

Amo l'Inghilterra.

Anna
    Marta e uno scoiattolo in Regent's Park







giovedì 15 settembre 2016

I'm Clumsy

Una sera di queste, dopo cena, eravamo troppo euforiche per andare subito a dormire, perciò abbiamo deciso che era ora di uscire e vedere Bath by night.
Poche le parole per descriverla, perchè se è bella di giorno, lo è altrettanto la notte; l'illuminazione pare fatta apposta per risaltare tutte le più intime bellezze dei palazzi.
Evitando accuratamente la via dei night club, ci siamo addentrate negli angoli più nascosti che si celano in pieno centro, e quasi pare si rivelino la notte, sotto la luce delle stelle (si, ci sono le stelle, e pare incredibile viste le previsioni di amici e parenti riguardo la costante nebbia e pioggia; a quanto pare ci siamo portate dietro il nostro Mediterranean Weather).
Tornando alle nostre scorribande notturne, abbiamo scovato, illuminato quasi unicamente dalla luce che filtra dalle finestre, un piccolo cortiletto al cui centro troneggia una grande quercia che quasi lo copre totalmente con le sue spesse fronde.
Ci stava una foto.
Ho tirato fuori il telefono alla ricerca della migliore inquadratura: mi sono accucciata, quasi distesa, spostata su un lato, spostata sull'altro, stando sempre attenta a muovermi con cautela, quasi per non spezzare la magia dell'ambiente. Ho indietreggiato, indietreggiato ancora...SBAM...direttamente contro un paletto, fisso.
Dal primo giorno in cui abbiamo incontrato Alice, e lei ci ha insegnato la parola Clumsy* (il perchè ci abbia insegnato proprio questa parola lo lascio a voi immaginare), Marta non perde occasione per pronunciarla, e le occasioni (non stranamente) non mancano. Questa una di quelle ovviamente.
Il nostro giro notturno è continuato tra risate e scoperte, e, nel momento in cui siamo arrivate sotto casa, abbiamo deciso che non era ancora ora di andare a dormire.
Fortuna vuole che abbiamo un tipico English Pub proprio sotto il nostro appartamento e che in quel momento avessimo proprio voglia di una birretta per continuare a chiacchierare.
Ci siamo sedute fuori, nel cortiletto, e mi sono offerta di andare a prendere le birre, con lo scopo di praticare un po' di inglese con un real English man, senza ovviamente tener conto del mio inglese ancora alquanto traballante.
Ci ho messo venti minuti cercando di ordinare una "white beer"...il ragazzo dev'essere un vero British, per non avermi mandato a quel paese in quei lunghi minuti.
Conclusione: ho assicurato a Marta e Nastia che non andrò più ad ordinare al pub, almeno finchè non imparo ad ordinare qualcosa di esistente.
Per il resto tutto procede a meraviglia, pian piano mi sto ambientando e sto imparando a conoscere questa città.
News di questa sera: dalla prossima settimana daremo il via alle lezioni di italiano, spagnolo e russo. After dinner time. Tre lingue in un anno, soo ambitious.
Let's see...
Buona notte, Anna

*Clumsy = goffo, impacciato, sgraziato

                                    (in the photo we are with Alice at The Kitchen in Bristol)

lunedì 12 settembre 2016

Primi Giorni

Da poche ore a Bath e già ho realizzato di essere una residente di questa città.
Ma partiamo dall'inizio...
Sono partita da Trieste sabato pomeriggio, un nuvoloso pomeriggio di inizio settembre. Il tempo prometteva bene: l'Inghilterra mi dava già il suo benvenuto.
Sull'aereo avevo scelto il posto 19C, con la speranza fosse un posto fortunato, cosa che evidentemente non era per tutto il resto delle persone a bordo: fino all'ultimo nessuno è arrivato a sedersi nei due posti accanto al mio. Si è seduto nel posto accanto un passeggero inglese all'ultimo minuto, con aria assai affranta. Inutile, a quel punto, sottolineare la mia agitazione.
Il volo si è rivelato alla fin fine breve, senza imprevisti, a parte la pioggia che ci ha colti impreparati (col "ci" mi riferisco ai non inglesi, i british people avevano già tirato fuori i loro ombrelli a 10 minuti dall'atterraggio) nello scendere dall'aereo.
Un secondo imprevisto si è presentato nel momento del passaggio attraverso quella che era la vecchia dogana, ora sostituita da macchinari che leggono il tuo passaporto, con una telecamera verificano la corrispondenza tra la foto del passaporto e la persona, e, se confermata, aprono le porte. Peccato che una persona su tre passava, e io non ero tra quelle. Attimo di panico. Fortunatamente nell'areoporto lavorano persone molto gentili, le quali ti indirizzano verso un'altra fila da fare, dove a scrutarti alla consegna del passaporto non c'è una macchina ma una persona vera, scelta appositamente, penso, per il suo sguardo di ghiaccio.
Next step: find the Bus Station, e trovata quella capire da quale banchina parte il bus.
alla stazione dei bus ho incontrato Marta, la volontaria dalla Spagna. Ci siamo abbracciate come due amiche: la paura di non trovare il bus e rimanere in aereoporto ci ha unite come nessun'altra cosa.
Cambio a Heathrow, dove avremmo dovuto incontrare Anastasia. Di tempo ce n'è stato parecchio per chiacchierare, con in mano il primo di molti caffè. La cosa che mi piace del caffè qui è che qualsiasi tipo tu prenda ti daranno sempre una tazza grande con tanto latte e tanto caffè.
Incontrata Anastasia (da ora in poi la chiamerò Nastia) abbiamo preso il nostro bus.
Marta si è rivelata subito una persona molto socievole: è quella tra noi tre che parla di meno l'inglese ed è quella che ci ha trovato un alloggio per quando andremo a visitare Cardiff (in aereo ha conosciuto una ragazza di lì), ha chiacchierato quasi tutto il viaggio in bus con il conducente che si è rivelato spagnolo ed una guida eccellente per godere delle bellezze della campagna inglese...di notte.
A Bath siamo state accolte da una rumorosa folla di studenti e non fuori dai locali a far baldoria. Stanche abbiamo attraversato la fiumana di gente, consolandoci dicendo che di sabato è normale ci sia confusione e che avremmo avuto tempo di fare una buona dormita nei prossimi giorni...oggi Sam (il nostro mentore) ci ha rassicurate sul fatto che a Bath le gente esce e va per locali ogni sera. Anche di luned', confermo.
Ieri mattina, con Alice e le sue due bimbe, e questo pomeriggio, con Sam, abbiamo approfittato di girare un poco la città. Piccola, ma molto carina e soprattutto con tutto il necessario.
Oggi doveva essere destinato a svolgere le faccende pratiche: abbiamo concluso con un semi-appuntamento per i Bank Accounts, una SIM card che può essere rilasciata solo dopo aver aperto un Bank Account, il nome dei cheap shop, alcuni Pubs, la Discover Card per i residenti (ed ecco come ho realizzato di essere residente a Bath), e soprattutto lo scoprire che se abbiamo bisogno di francobolli possiamo tranquillamente trovarli in farmacia (What???).
Con la lingua per adesso va bene: capisco il necessario e conosco le parole per chiedere ciò di cui ho bisogno. Direi perfetto.
L'appartamento è molto spazioso e ognuna di noi tre volontarie ha una propria stanza, il che è ottimo poichè mi ha permesso di attaccare senza indugi tutte le foto che ho portato con me sul muro di fronte al letto. Vi ho sempre con me amici e famiglia.
In strada la confusione sta calando, e penso sia ora di chiudere e andare a dormire, sperando che non suoni anche stanotte l'allarme antincendio!
Domani visiteremo Bristol. We'll see.
Buonanotte, Anna